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Di Diego Canaletti

Io, Marco Arvati e Luca Cusimano vi avevamo lasciati il 2 novembre, alla vigilia delle elezioni presidenziali. Avevamo pronosticato la situazione in alcuni Stati – e per dovere di onestà, ci eravamo andati abbastanza vicini, eh! – e immaginato le eventuali prime azioni di un’Amministrazione Biden o di una seconda Amministrazione Trump.

Il 6 novembre i risultati delle elezioni erano ormai chiari: vincendo la Pennsylvania, Biden era stato eletto 46esimo Presidente degli Stati Uniti. La sua vittoria avvenne non solo ricostruendo il Blue Wall (Michigan, Pennsylvania e Wisconsin) ma riuscendo anche a strappare due Stati considerati roccaforti repubblicane: Arizona e Georgia.

Nella stessa giornata si era votato anche per rinnovare l’intera Camera dei Rappresentanti. I democratici si aspettavano di espandere la propria maggioranza e invece è accaduto il contrario: i repubblicani hanno fatto incetta di seggi lasciando Nancy Pelosi con una maggioranza che si regge su meno di una decina di persone. Elezioni agrodolci anche al Senato, dove i democratici hanno conquistato solamente quattro dei diversi seggi che avevano messo nel mirino. Falliti i tentativi di vincere in Iowa, Maine, Montana, North Carolina e South Carolina, si sono dovuti accontentare di Arizona, Colorado e dei due seggi in Georgia, arrivando ad ottenere 50 seggi e lasciando ai conservatori gli altri 50. I democratici hanno però dalla loro la Vicepresidente Harris, che essendo Presidente del Senato vota nei casi di parità, sufficiente per dare ai democratici il controllo dell’aula.

Perse le elezioni e tentato il colpo di Stato, Trump si è trovato bannato dai social, in particolare Twitter. Se la notizia in primo luogo ci ha fatto sorridere, questo sta incidendo profondamente sul Partito Repubblicano e sulla capacità dell’ex Presidente di influenzare il proprio Partito. Il Grand Old Party sta affrontando un duro scontro interno: vi sono coloro che vogliono ritornare ai classici valori conservatori – di cui la rappresentante di punta è Liz Chaney –, coloro che vogliono portare avanti l’agenda “Make America Great Again” di Trump e coloro che non vogliono inimicarsi nessuna delle due fazioni cercando di barcamenarsi senza esporsi eccessivamente. Dall’altra parte i democratici sono rinvigoriti dal Presidente e dalle sue politiche ma al contempo frustrati dal funzionamento del Congresso, che non permette loro di portare a casa tutti i risultati che vorrebbero. Davanti al Congresso, le recinzioni sorte per la protezione del Campidoglio dopo i fatti del 6 gennaio stanno progressivamente tolte, sebbene la divisione interna al Paese sia ancora forte.

In politica estera, sostanzialmente libero dai vincoli delle fragili maggioranze parlamentari, Biden sta portando avanti la sua agenda che si focalizza sul principio cardine del rispetto dei diritti umani e del riequilibrio dell’azione degli Stati Uniti dopo i quattro anni di Trump.

Se in questi mesi avete letto notizie che vi hanno fatto sorgere degli interrogativi, se questo post vi ha fatto venire in mente domande che non avete mai osato chiedere, beh, non preoccupatevi. Venerdì 30 aprile, il giorno in cui l’Amministrazione Biden compirà 100 giorni, ci vediamo alle ore 21.00 su Facebook, sulla pagina dei GD Adda Martesana e dei Giovani Democratici Milano per parlare di tutte queste questioni e provare a fare un punto su come si sta muovendo l’attuale Presidente degli Stati Uniti.

Moderano la serata Luca Cusimano e Ilaria Piromalli, io e Marco verremo messi sulla graticola. Che fate, mancate?

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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