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359 milioni di europei andranno alle urne in queste elezioni. In uno scenario infelice caratterizzato da instabilità internazionale, crescita dell’autoritarismo, contrazione economica e crisi ambientale la sfida presenta difficoltà immense per il PES. Abbiamo voluto sentire i rappresentanti di altre giovanili europee per parlare di queste elezioni, così è nata EuropeCalling, la rubrica dei GD Milano dove puoi sentire la voce di compagni e compagne da tutto il continente

Oggi, proseguiamo con la Francia e ringraziamo il Mouvement des Jeunes Socialistes (MJS) e, specialmente, il responsabile Europa esteri (nonchè vicepresidente YES) João Martins Pereira per la disponibilità!

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GD: Come vedete il futuro dell’Europa? Credete che si andrà verso un’Unione più integrata o pensate che si retrocederà nel nazionalismo?

JS: Oggi l’Europa si trova ad un bivio, il suo futuro si deciderà il 9 giugno. O prenderà la strada del nazionalismo, del conflitto, del ripiegamento su sé stessa – in breve si dirigerà verso la il suicidio; oppure imboccherà il cammino del progresso, della solidarietà, del rispetto per la natura e della democrazia. Alcuni paesi dell’UE hanno già intrapreso uno di questi sentieri e l’Europa resta l’ultima difesa contro l’estrema destra, difenderla è compito nostro.

GD: Credi che le politiche europee attuali siano giuste? Cosa andrebbe cambiato secondo te?

JS: Come socialisti crediamo fortemente nel progetto europeo. La strategia del capro espiatorio che identifica l’Europa come responsabile di tutti i mali è propria dei populisti che non vogliono altro che distruggerla. È dunque nostro compito difendere le sue conquiste: il mantenimento della pace all’interno dei suoi confini, l’Erasmus, il Green New Deal, la libertà di movimento, le recenti misure a difesa dei lavoratori delle piattaforme e il salario minimo sono tutti traguardi da attribuire all’Europa – ed a noi, Socialisti Europei che abbiamo portato questi progetti e queste idee all’attenzione dell’opinione pubblica.

Questo vuol dire che dobbiamo essere ingenui? Non penso. L’Unione Europea è stata quasi sempre dominata dai conservatori europei [Popolari n.d.r.] che non hanno il coraggio di costruire un’Europa sociale, un’Europa di servizi pubblici, un’Europa di salute, un’Europa che possa essere una potenza ecologica, o un’Europa della difesa. Per questo motivo noi proponiamo un progetto alternativo a quello delle destre o dei liberali: cambiare la vita degli europei.

GD: Transizione ecologica, credi che il tuo paese la stia gestendo correttamente? E secondo te cosa si può fare a livello europeo per integrare maggiormente la fornitura energetica?

JS: La posizione della Francia in Europa in materia di energia è molto particolare grazie a una grande porzione del suo mix energetico proveniente dal nucleare (in disuso altrove), e ad una posizione centrale nella rete elettrica europea che gli permette di importare o esportare energia secondo il proprio bisogno. Tuttavia la Francia non fa abbastanza, né a livello nazionale né a livello europeo, per guidare la transizione ecologica. È necessario, per prima cosa, sviluppare le energie rinnovabili e le connessioni di rete con i nostri vicini. A livello europeo, la Francia tarda a migliorare le interconnessioni con la penisola Iberica e l’Italia e ciò ha un forte impatto sulle emissioni di gas serra del continente

Per quanto riguarda l’Unione, essa deve continuare a investire massicciamente nella produzione di energia da fonti rinnovabili, nel sostegno alla decarbonizzazione dei trasporti e dell’industria, diversificare le sue fonti (la Francia ha aumentato del 40% le sue importazioni di gas naturale russo fra ottobre 2023 e febbraio 2024 via il gasdotto TurkStream) in modo da non dipendere più da Russia e Azerbaijan, sostenere le industrie europee che si occupano di rinnovabili proteggendo, per esempio, le aziende che realizzando pannelli solari. Un altro tema è quello del consumo di energia elettrica, con l’aumento della prestazione energetica degli edifici che richiede un grande piano di investimenti a livello europeo.

GD: Abbiamo parlato moltissimo di difesa negli ultimi, quali sono le tue opinioni sull’esercito unico europeo? E secondo te il cambiamento di forza militare porterà i nostri paesi più vicini o più distanti dalla NATO?

JS:

Un esercito comune europeo, inteso come un unico gruppo militare su scala europea, sembra difficilmente raggiungibile a breve termine. La nostra unione deve necessariamente costituire la parte europea del sistema di difesa NATO. Ciò richiede l’estensione degli strumenti ad oggi disponibili:

  • Un aumento delle spese per la difesa per ciascuno stato membro
  • La costituzione o l’allargamento dei corpi binazionali da integrare nell’Eurocorps, sul modello della Brigata Franco-Tedesca
  • Il rinforzo della cooperazione europea sulla difesa come il carro armato comune, e l’interoperabilità della strumentazione usata degli eserciti nazionali.

Su quest’ultimo punto è necessario creare un’industria continentale della difesa, sostenuta dal principio della priorità europea: i nostri eserciti non devono dipendere da altre potenze per equipaggiarsi a breve termine.

Tutto ciò non è contro la NATO. Il risultato delle elezioni americane di novembre 2024 non è importante, la necessità di un rafforzamento dell’Europa della difesa si vede tutti i giorni dall’invasione russa dell’Ucraina.

GD: Che rapporti intercorrono fra la giovanile e il Partito? Tendete a muovervi in maniera indipendente o a sovrapporvi?

JS: I Giovani Socialisti [la giovanile del Parti Socialiste n.d.r.] sono un’organizzazione autonoma nel senso in cui i giovani militanti decidono da soli le proprie priorità politiche, le campagne da portare avanti ed i loro rappresentanti. Il legame con il partito è molto forte: i Giovani Socialisti si impegnano a rispettare i valori del partito come quelli della famiglia socialista europea e internazionale

GD: Che rapporto percepisce la tua giovanile con la tradizione socialdemocratica del tuo paese e con la sinistra del Novecento?

JS: Assolutamente, la famiglia socialista francese è nel cuore della tradizione della sinistra e del socialismo europeo. I contributi ideologici e materiali di Jaurès, Blum, Mendès France, Mitterand, Rocard, Delors, Jospin oltrepassano i confini francesi. Per noi è un motivo d’orgoglio far parte di questo lignaggio ed avere un ruolo attivo nelle organizzazioni socialiste internazionali, in particolare nello YES (Young European Socialists) dei quali ho l’onore di essere Vice-Presidente.

GD: come possono coordinarsi le organizzazioni giovanili a livello europeo per essere più decisive ed efficaci sui temi rilevanti? Dacci qualche suggerimento. 

JS: Le organizzazioni giovanili europee devono rafforzare la cooperazione transfrontaliera, fra paesi vicini ma anche nel contesto dello YES che è lo strumento perfetto per questo tipo di iniziativa. Esse devono partecipare ai dibattiti che vi si tengono, elaborare delle proposte, ma anche comunicare fra di loro le prese di posizioni e le iniziative formulate a livello dello YES.

GD: In Italia, negli anni, è diventato sempre più difficile coinvolgere i nostri coetanei a partecipare all’attività politica. Anche nel vostro paese c’è questo disinteresse nella politica tra i giovani? Come riuscite a coinvolgerli comunque nell’attività della giovanile?

JS: È vero che l’impegno politico ha assunto nuove forme. E i partiti politici si sono adattati a questa realtà. Dall’altra parte, non sono sicuro che i giovani siano indifferenti. Piuttosto credo che i giovani siano esigenti e attendano, dai dirigenti politici, delle soluzioni concrete. È compito nostro comunicare queste soluzioni.

GD: Cosa ne pensi di Ursula Von der Layen? Credi che abbia gestito correttamente le situazioni complesse in cui ci siamo ritrovati negli ultimi 5 anni?

JS: Bisogna analizzare attentamente il bilancio dell’amministrazione Von der Leyen. La parte di essa che è dovuta ai commissari socialisti è per noi un motivo d’orgoglio e dobbiamo rivendicarla (Green Deal, direttiva sui lavoratori delle piattaforme, salario minimo, ecc.).

D’altra parte, la Von der Leyen ha anche un’eredità negativa: gli accordi disumani con paesi terzi sulla gestione dei migranti e con Alyiev sull’approvvigionamento di gas. Dobbiamo condannare questi accordi esattamente come dobbiamo condannare le sue aperture all’estrema destra in Europa.

GD:  In Italia stiamo andando a congresso nazionale della nostra giovanile. C’è attualmente un agitato dibattito sulle regole di voto (se usare semplicemente i voti assoluti oppure pesarli in base alla popolazione locale o ai risultati del partito localmente). Potrebbe esserci utile prendere ad esempio le regole di altre organizzazioni come la vostra, pertanto da voi come si è scelto il segretario nazionale?

JS: È difficile dare una risposta scritta, ma restiamo a disposizione per rifletterne insieme nel contesto dello YES.

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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