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di Gabriele Foi, Francesco Gunelli, Michelangelo Colombo

Chi è Mark Rutte? 

Mark Rutte è nato il 14 febbraio 1967 a L’Aia, nei Paesi Bassi. Ha studiato storia e letteratura olandese presso l’Università di Leida, conseguendo una laurea in scienze politiche nel 1992. Durante i suoi studi, Rutte ha dimostrato un interesse precoce per la politica, diventando attivo nel partito politico di centrodestra Volkspartij voor Vrijheid en Democratie (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia – VVD) durante gli anni universitari.

Dopo aver completato gli studi, Rutte ha lavorato per diverse aziende nel settore privato, ma la politica rimaneva la sua vera passione. Nel 2002, è stato eletto membro del Parlamento olandese per il VVD e ha rapidamente guadagnato una reputazione di politico abile e pragmatico. Nel 2004, è stato nominato segretario di Stato per gli affari sociali e l’occupazione nel governo olandese.

 

La svolta nella sua carriera è avvenuta nel 2006, quando viene eletto leader del VVD.
Nel 2010, il VVD ha ottenuto la vittoria nelle elezioni parlamentari e Rutte è stato incaricato di formare un governo. Dopo lunghe negoziazioni, ha formato una coalizione di governo con il partito “Appello Cristiano Democratico”. Questo Governo fu ribattezzato dalla stampa come “Esecutivo Rutte-Verhagen”, combinazione dei due cognomi dei principali leader della coalizione.

Il Governo Rutte I si è concentrato principalmente su questioni economiche, cercando di affrontare gli effetti della crisi finanziaria globale del 2008. Ha attuato misure di austerità per ridurre il deficit di bilancio e promuovere la crescita economica. Questa scelta fu fortemente criticata dalla popolazione e dagli economisti, i quali sostenevano che queste misure avrebbero colpito in modo sproporzionato i settori più deboli della società, aumentando le disuguaglianze sociali.

Durante questo mandato furono frequenti proteste e manifestazioni di piazza, e l’instabilità della stessa coalizione ha portato alla completa rottura tra VVD e CDA nel 2012 e alle dimissioni di Rutte. 

Dopo le elezioni del 2012 il VVD, vedendo la crisi economica e l’instabilità politica, trovò un compromesso con il Partito del Lavoro (PdVA, socialdemocratici) per formare un nuovo esecutivo a campo largo. 

Il Governo Rutte II continuò le politiche di austerità, criticate in passato, che portarono a grandi proteste della media società olandese, ma riuscì anche ad  ottenere alcuni successi. Ha promosso riforme al sistema sanitario, migliorato l’efficienza del settore pubblico e promosso una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese. Inoltre, il governo ha svolto un ruolo attivo nell’Unione Europea, partecipando alle discussioni e alle decisioni sulla crisi dell’euro e sulla gestione delle politiche migratorie a livello europeo. Alla fine del suo mandato, il governo Rutte II ha affrontato nuove elezioni parlamentari nel marzo 2017. Nonostante le critiche e le tensioni all’interno, il VVD di Rutte è riuscito a ottenere un buon risultato ed è stato incaricato di formare il Governo Rutte III, con una nuova coalizione. Questa coalizione racchiudeva molti partiti centristi e i principali partiti di centro europeisti, “Democratici 66” e “Appello Cristiano Democratico” (il partito con cui Rutte formò il suo primo governo). Questi tre partiti hanno dovuto affrontare diverse sfide, come la pandemia di COVID-19 e la Brexit. Il governo ha lavorato per gestire queste crisi, adottando misure per proteggere la salute pubblica e per mitigare gli impatti economici.

Nel complesso, il Governo Rutte III è stato caratterizzato da un approccio pragmatico nel governare l’Olanda, cercando di trovare compromessi tra i partiti della coalizione per affrontare le sfide del Paese; una strategia che fu molto apprezzata dalla popolazione. Uno scandalo sui sussidi per l’assistenza all’infanzia ha portato alle dimissioni del governo nel gennaio del 2021 e alle successive elezioni a marzo.

Politiche portate avanti dall’ultimo governo 

Il quarto governo guidato da Mark Rutte si è insediato nel gennaio del 2022, nove mesi dopo i risultati delle elezioni, comprendendo al suo interno i partiti che facevano già parte del Governo Rutte III (VVD, CDA, D66, CU). La formazione del governo è stata molto difficile per via delle diverse posizioni dei partiti su svariati argomenti. 

L’accordo di coalizione del nuovo esecutivo prevedeva: riduzione del 55% di anidride carbonica nel 2030; modifiche ai costi degli asili nido; nuove centrali nucleari; riduzione accelerata dell’azoto (-50% entro il 2030); maggior regolamentazione del settore degli affitti; praficazione retributiva tra insegnanti delle scuole elementari e superiori; aumento nel tempo del salario minimo del 7,5% e delle spese per la difesa. 

 

Nonostante le buone intenzioni, il governo fin da subito ha dovuto affrontare nuovi scandali e nuove crisi internazionali che lo hanno messo a dura prova. È tornato alla ribalta lo scandalo dei sussidi per l’assistenza all’infanzia: più di ventimila genitori single era stata accusata di frode dall’amministrazione fiscale e doganale olandese e per alcuni aveva comportato la sottrazione della custodia dei loro figli, anche se non avevano commesso nessuna frode. Il problema non è stato ancora risolto tutt’oggi.

 

Rutte ha poi tentato di rispettare le misure europee sull’azoto che aveva sottoscritto, ma questo ha sconvolto gli interessi del settore agricolo. Il governo ha cambiato più volte la propria posizione in merito, aumentando la tensione, creando confusione e inimicandosi buona parte dei produttori agricoli. La situazione ha agevolato molto il Movimento Civico-Contadino (BBB), che, grazie alla mala-gestione della vicenda, si trova oggi secondo nei sondaggi. 

L’aumento dei prezzi dell’energia e l’elevata inflazione hanno avuto un impatto sull’economia dei Paesi Bassi, spingendo il governo a introdurre un prezzo massimo per l’energia, pagando la differenza per conto dei cittadini.

Caduta del IV Governo Rutte

L’ultimo governo di “Teflon Mark”, così soprannominato da alleati e avversari per la sua capacità di barcamenarsi tra critiche e scandali, ha rassegnato le proprie dimissioni l’8 Luglio 2023. Mark Rutte, 56 anni, protagonista assoluto della scena politica olandese degli ultimi quindici, ha visto naufragare la sua carriera in seguito ad un conflitto interno tra i quattro membri della coalizione governativa, alle prese con una controversa riforma dei termini di riunificazione familiare per i rifugiati.

La riforma proposta mirava a creare due classi di richiedenti asilo: una, temporanea, per i profughi di guerra, e una seconda – permanente – per tutti quelli che fuggono da persecuzioni politiche, etniche e religiose. Se questa prima distinzione è stata accolta positivamente dagli alleati, la proposta di permettere ai figli dei rifugiati di riunirsi alla famiglia solo dopo due anni di permanenza sul suolo olandese del genitore, non ha ottenuto lo stesso parere da parte dei partiti più moderati della coalizione (D66 e CU).

I Paesi Bassi, una nazione di quasi 18 milioni di persone, nel 2022 ospitava 53.000 rifugiati, prevalentemente siriani, in centri di accoglienza per richiedenti asilo, con ulteriori 16.000 che si trovavano in strutture di emergenza temporanee. A questi bisogna aggiungere più di 120.000 cittadini ucraini a cui è stata accordata la protezione temporanea. L’Italia, un paese di 59 milioni di abitanti e una superficie sette volte superiore a quella olandese, ha ricevuto, nello stesso periodo, 77.000 richieste di protezione internazionale e ha accolto 160.000 ucraini. 

Molti partiti, sia tra la maggioranza che all’opposizione, hanno da tempo guadagnato consensi promettendo politiche più rigide sull’immigrazione e capitalizzando sul malcontento di una parte della popolazione. Questa polarizzazione verso destra ha reso ancora più difficile per il governo ottenere il sostegno politico esterno necessario per far approvare la riforma.

L’impossibilità di trovare un accordo sulla riforma dell’immigrazione e le tensioni all’interno della coalizione stessa hanno reso evidente l’instabilità politica e la mancanza di una maggioranza coesa. Di fronte a questa situazione, il primo ministro Rutte si è visto costretto a rassegnare le dimissioni, aprendo così la strada a nuove elezioni e a un possibile riassetto politico, con diversi esponenti del “suo” VVD che si sfideranno per ottenerne la leadership, dopo la notizia del ritiro dalla vita politica del Primo Ministro olandese.

 

La caduta del governo Rutte IV in relazione alla riforma dell’immigrazione evidenzia la complessità e la sensibilità del tema in Europa, dove l’interpretazione è diventata evidentemente problematica a partire dalla crisi migratoria del 2015. L’immigrazione è un argomento che suscita forti emozioni in tutto il continente e richiede un approccio equilibrato e responsabile da parte dei leader politici nazionali e, in un possibile futuro, soprattutto europei.

La questione continuerà a essere un tema centrale nel dibattito politico olandese, e sarà interessante osservare come il futuro governo affronterà questa sfida.

Redazione GD

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