fbpx

Da decenni si discute di riformare la Costituzione per risolvere il problema dell’instabilità dei governi e della lentezza per l’approvazione delle leggi. Alcune forze politiche propongo di cambiare il sistema di governo, altre di riformarlo e altre ancora di non cambiare la Costituzione. Qual è quindi la soluzione migliore? Vediamolo. Leggi gli altri articoli di RiCostituzione qui

di Lys Cortese

La forma di governo parlamentare, per come è al giorno d’oggi conosciuta, è nata in

Gran Bretagna. Potrebbe essere quindi definita come il modello originale rispetto alle diverse varianti che si sono sviluppate nel corso degli anni come il cancellierato e il modello assembleare, mantenendo delle caratteristiche comuni.

La forma di governo britannica è chiamata “Premierato”, termine che si riferisce al Primo Ministro britannico, il capo del governo del Regno Unito. Questa figura è stata istituita nel 1721 con la nomina di Robert Wolpole come “primo” primo ministro, da parte del re Giorgio I. Nel corso dei secoli il primo ministro ha acquistato sempre più potere rispetto al monarca, diventando la figura centrale nel sistema politico britannico assieme alla Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento di Westminster.  

Il primo ministro britannico non viene eletto direttamente dai cittadini, a dispetto della convinzione dell’opinione pubblica italiana e della stessa maggioranza di governo. Nel sistema politico britannico la leadership di partito è collegata alla premiership di governo: il leader del partito più votato dagli elettori diventa il nuovo primo ministro, nominato dal sovrano, che deve però avere l’approvazione da parte della Camera dei Comuni. In ogni forma di governo parlamentare il governo per rimanere in carica deve avere la fiducia del Parlamento. Quando il primo ministro viene sfiduciato, solitamente si dimette anche dalla guida del partito: spetterà poi a quest’ultimo scegliere un nuovo leader che diventerà anche il nuovo primo ministro o, in casi più rari, ricorrere a delle early elections qualora il governo non riesca a trovare un nuovo leader nell’arco di 14 giorni (come previsto dal recente Dissolution and Calling for the Parliament Act del 2022). Le ultime elezioni nel Regno Unito sono state vinte dal Partito Conservatore guidato – ai tempi – da Boris Johnson, che è stato confermato Primo Ministro, ma ora è Rishi Sunak a ricoprire quell’incarico. Johnson, a seguito dello scandalo del partygate, è stato forzato alle dimissioni ed è subentrata dalla roboante figura di Lizz Truss, la quale a sua volta è stata sostituita da Sunak. In passato era più frequente che il nuovo leader venisse scelto tra i parlamentari, ma negli ultimi anni si è deciso di adottare il sistema delle elezioni primarie, per permettere ai sostenitori del partito di poter scegliere loro la nuova guida. 

La House of Commons, uno dei rari parlamenti rettangolari del mondo

Il primo ministro gode anche del potere di nominare e revocare gli altri ministri membri del gabinetto di Governo, potere che lo pone in una condizione di superiorità, un primus super pares, non tanto diverso quindi dal modello del cancellierato in Germania. La differenza tra i due sistemi è nella loro storia costituzionale e nei diversi sistemi elettorali: in Gran Bretagna il leader del partito che ottiene la maggioranza assoluta ottiene la guida del governo, mentre non è così in Germania. 

Il sistema elettorale britannico è un sistema maggioritario uninominale a turno unico: gli elettori votano per solo candidato in ogni collegio e vince chi prende più voti, anche senza raggiungere la soglia del 50% dei voti. Questo sistema ha permesso che per tanti anni esistessero tre partiti: i conservatori, i liberali e i laburisti. In questo modo si sono quasi sempre formati governi monocolore, composti da esponenti di un solo partito, che ha permesso che venissero adottate delle scelte nette e coraggiose in economia, nelle relazioni internazionali, per l’ambiente, per il lavoro e per la sanità.

Con la fine della Prima Repubblica, in Italia c’è stato un tentativo di arrivare a questa forma di governo, che dipende molto dalla legge elettorale, senza cambiare la Costituzione, con la nascita del bipolarismo centrosinistra e centrodestra. Sorsero due coalizioni: una era l’Ulivo, guidata da Romano Prodi, mentre l’altra era la Casa delle Libertà, guidata da Silvio Berlusconi. Venne approvata una nuova legge elettorale, il cosiddetto Mattarellum: 75% dei seggi era eletto con il maggioritario a turno unico mentre il 25% era proporzionale. Berlusconi decise poi di cambiare la legge, nel tentativo di impedire la vittoria del proprio rivale, introducendo un sistema proporzionale con premio di maggioranza per il partito più votato, mantenendo comunque il bipolarismo (la cosiddetta Legge Calderoli o Porcellum per ammissione dello stesso autore). Con le elezioni del 2008 era quasi arrivati a un sistema bipartitico, composto dal Partito Democratico, nato dall’Ulivo, e dal Popolo della Libertà, nato dalla Casa delle Libertà. Le elezioni nel 2013 hanno però infranto questa possibilità con la discesa in campo del Movimento Cinque Stelle e con la successiva frammentazione del PdL.

Il modello del Premierato è intrinsecamente legato al sistema elettorale maggioritario: per introdurre definitivamente questa forma di governo parlamentare in Italia è necessario quindi adottare una legge elettorale nuova, e al momento sia la maggioranza di governo sia l’opposizione non sono ben disposti a scegliere una soluzione maggioritaria: questo perché questo sistema spinge i partiti ad unirsi, mettendo da parte le proprie divergenze.   

 

 

Redazione GD

Redazione GD

La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.