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di Elsa Piano

“Come avrete letto nel comunicato stampa, nella puntata di questa sera di “Che sarà” era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili”

Così ha dichiarato sotto un post la giornalista di Rai 3 Serena Bortone che il giorno stesso ha letto in diretta il testo censurato, dando lezione di professionalità. Il suo grande gesto, in difesa dell’informazione libera, ha fatto fare un balzo di ascolti al programma, ma con forte tristezza, si ipotizza l’arrivo di un provvedimento disciplinare.

 

Ora, dinanzi a questo possiamo perderci in numerose analisi, quando la verità è solo una, difficile e assurda per chi si è battuto e si continua a battere per la difesa dei principi democratici: vige un sistema dove il profitto prevale sulla memoria, dove il servizio pubblico, essendo “pubblico”, pagato da noi cittadini, diventa strumento propagandistico.

La Meloni nel suo tentativo di “ripulire” la Rai da presunte tendenze di sinistra ha peggiorato  ancora di più la percezione delle istituzioni da parte dei cittadini; la politicizzazione dei mezzi di comunicazione alimenta un clima di sfiducia e di disillusione nei confronti del sistema democratico nel suo complesso; una sconfitta per la politica vera e non bramosa di potere.

Tale atto censorio si configura come un chiaro tentativo di soffocare il dibattito pubblico e di limitare la possibilità di criticare il potere costituito, ma non dovremmo stupirci, rimangono fedeli alla loro natura, semplicemente fascista.

La vigliaccheria del fascismo riflette anche nella sua tendenza a nascondersi dietro il pretesto della “sicurezza”, utilizzando la retorica della paura e della minaccia esterna, e cosa può essere più minaccioso per un fascista se non la critica, il ricordo della morte di Matteotti è l’indelebile origine di quello che siamo: non indifferenti alle ingiustizie sociali.

La censura di Antonio Scurati fatta dalla Rai per il monologo del 25 aprile deve essere un punto di incontro per qualunque fazione politica; il pensiero politico libero di cui tutti noi abbiamo diritto nasce dalla fine del Ventennio, dalla fine della dittatura fascista. Questo caso non può essere considerato isolato, ma piuttosto come parte di un più ampio contesto di crescente restrizione delle libertà civili e democratiche in Italia. La deriva autoritaria che sta caratterizzando il panorama politico italiano richiede una risposta decisa da parte della società civile e delle istituzioni, e richiede in primis una nostra presa di coscienza su quanto la posizione del diritto ad un’informazione libera e pluralista sia in bilico.

In prossimità del 25 aprile, che rende sempre essenziale la lotta contro ogni forma di oppressione e totalitarismo, é nostro dovere contrastare l’ignoranza che questo governo emana, che non ha la minima empatia nei confronti del popolo, non sa toccare con mano la realtà, anzi ne inventa una propria. Proviamo lo stesso sgomento di Serena Bortone nell’apprendere che dopo settantanove anni la Liberazione dal terrore nazi-fascista sia ancora un tema divisivo, e che il celebrare coloro che sono morti per un Paese migliore sia scomodo al potere esecutivo.

Come diceva Wislawa Szymborska: “ciò di cui parli ha una risonanza, ciò di cui taci ha una valenza in un modo o nell’altro politica.”

Cara Presidente e cari ministri, smentite la storia e smentite la democrazia.

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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