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di Ilaria Piromalli

 

  1. Giovedì 2 Gennaio il Times inserisce tra le figure più influenti per il 2020 il generale iraniano Qassem Suleimani, riferimento all’interno dell’apparato militare della Repubblica Islamica nonché elemento di equilibrio tra le milizie nella lotta contro l’ISIS. Dall’altra parte dell’Oceano, subito dopo le 17, il Presidente Donald Trump viene convocato a partecipare a un private meeting.
  2. Nella notte che va da lì al 3 Gennaio, in un raid su Baghdad, il generale viene ucciso. La motivazione annessa, un attacco ricevuto una settimana prima alla base militare condivisa da statunitensi e iracheni nella periferia sud della città irachena di Kirku e l’assedio dell’ambasciata americana a Baghdad di Martedì e Mercoledì.
  3. Il generale Suleimani viene visto dall’Occidente come una forza clandestina dietro una campagna iraniana di terrorismo internazionale. Insieme ad altri funzionari iraniani é stato qualificato quale terrorista dagli Stati Uniti e da Israele nel 2011, accusati di un complotto per uccidere l’ambasciatore dell’Arabia Saudita. Al contrario in Iran, e nel Medio Oriente in generale, molti lo hanno visto come un eroe: “aneddoti sul suo ascetismo e carisma silenzioso hanno creato l’immagine di un guerriero-filosofo che fa da spina dorsale della difesa di una nazione contro una miriade di nemici” (New York Times). L’Ayatollah Ali Khamenei, vicino a Suleimani, venerdì, dopo aver chiesto tre giorni di lutto pubblico e “vendetta forzata”, in una dichiarazione che sembrava rappresentare una minaccia di rappresaglia contro gli Stati Uniti, ha detto:”La sua partenza per Dio non finisce il suo cammino o la sua missione”.
  4. Da lì, la corsa agli armamenti fa vivere delle ore ricche di tensione, ma anche una “nuova unità”. 4.1 Innanzitutto insieme al Generale Suleimani pare morire l’accordo sul nucleare del 2015, un elemento che però pone le basi per una nuova ritrattazione. 4.2 L’assassinio poi compatta inizialmente, e le folle oceaniche dei funerali ne sono una prova, l’opinione pubblica della Repubblica Islamica e avvicina iraniani e iracheni, un’opinione pubblica profondamente divisa, specie in suolo iraniano, dove le tensioni dei mesi precedenti sembrano a quel punto totalmente scemate. 4.3 Le minacce di rappresaglia si rivelano ben presto nulle: i 15 missili lanciati contro le basi statunitensi in Iraq nell’operazione “Suleimani martire”, tra cui quella di Erbil, dove è anche presente il contingente italiano, non feriscono alcun soldato. L’Iran colleziona al contrario una gaffe con l’abbattimento per errore di un’areo ucraino appena decollato, una catastrofe che è costata la vita a 176 persone. 4.4 Con l’ammissione di colpa nell’abbattimento dell’aereo, dopo che per 3 giorni le autorità avevano smentito ogni responsabilità su un loro coinvolgimento, le proteste nelle piazze riprendono. L’ambasciatore britannico Rob Macaire viene fermato all’interno di una di queste.
  5. Il presidente Trump intanto twetta anche in lingua persiana in sostegno alle dimostrazioni dei giovani e accusando le autorità iraniane di uccidere il proprio popolo.
 
Quali prospettive per un Paese che andrà al voto a Febbraio?
Come Giovani Democratici ci vedremo martedì 14 gennaio alle ore 21:00 al Circolo PD di Vimodrone, in via Piave 1 per parlarne, ti aspettiamo!
Redazione GD

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