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di Andrea Brambilla

 

Era una fredda sera a cavallo del dicembre 2017 quando, fondendo i circoli GD di Cernusco-Cassina, Pioltello, Vimodrone, Carugate e Segrate abbiamo deciso di fondare il circolo dei Giovani Democratici Adda Martesana, comprendente tutti i comuni dell’omonima zona omogenea individuata nell’ambito dell’organizzazione per zone dalla Città Metropolitana di Milano. L’obiettivo è stato chiaro fin da subito: fare una politica sana, strettamente legata al territorio e attenta alle esigenze delle giovani generazioni nel quadro dei valori della stessa giovanile, dal partito e dalla nostra costituzione, nel quale fare una politica sana, strettamente legata al territorio e attenta alle esigenze delle giovani generazioni. Le difficoltà invece sono state tante.

Come è normale che sia, nulla nasce senza alcune difficoltà iniziali e queste difficoltà sono state piano piano superate grazie all’intraprendenza degli iscritti, al supporto della federazione Metropolitana e a quello del Partito Democratico della zona. Siamo riusciti a far avvicinare e a far appassionare alla politica tanti nuovi ragazzi.

 

È proprio mentre il circolo cresceva, sia come militanti che come proposta politica che mi sono reso conto di una cosa tanto banale quanto inquietante: se tutti gli iscritti conoscevano nome, cognome e volto dei del segretario metropolitano o regionale, nessuno conosceva il segretario nazionale. Persino io, come segretario, sapevo ben poco su quello che faceva. La conseguenza è che il mio riferimento geografico maggiore restava il segretario regionale: benissimo ma non siamo né i giovani della Lega e né ultrafederalisti.

 

Febbraio 2020. Siamo nei giorni immediatamente precedenti al lockdown. Dopo tre anni dalla mia prima tessera GD, dopo due da quando sono diventato segretario di circolo e dopo che il mandato del segretario era scaduto a marzo 2018, ho avuto l’opportunità di votare al mio primo congresso nazionale, scegliendo per la discontinuità rispetto ad una segreteria nazionale inesistente.

Con l’arrivo della pandemia si è bloccato tutto. Il congresso è stato riaperto, tra le molte polemiche, tra fine luglio e inizio agosto: un giochetto pensato con l’intento di far mantenere lo status quo precedente, mantenere le poltrone senza combinare assolutamente nulla. Non apro l’argomento brogli, ma posso dire che le denunce sono state tante.

 

Ora voglio tornare a parlare da segretario di circolo, come posso avvicinare ragazzi nuovi potenzialmente interessati quando la situazione nazionale è imbarazzante e fatta solo di persone interessate alle loro cariche? Come possiamo pensare di rappresentare una giovane generazione quando abbiamo figure nazionali del genere e ogni volta che nasce un movimento come quello delle sardine ci sorpassa con una velocità tale che neanche ce ne rendiamo conto.

I Giovani Democratici devono essere la casa di tutte quelle persone, dai 14 ai 30 anni che si rivedono nei valori democratici, progressisti, ecologisti e femministi. Devono essere conosciuti a livello nazionale e avere alcuni membri che, perché no, possano anche andare in televisione. Tutto questo lo rivedo a scala metropolitana e regionale ma non su scala nazionale. Se però penso che condivida la stessa tessera con esponenti che superati i trent’anni pensano ancora a come spartirsi poltrone dell’immobilità me ne vergogno.

Ho votato e sostenuto Caterina Cerroni + Davide Skenderi proprio per questo, per la discontinuità e per sentirmi, e far sentire gli iscritti, rappresentati a livello nazionale.

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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