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testi di Francesco Martano

disegni di Giacomo Camicasa

“Gloria all’Ucraina”. Un urlo di liberazione e resistenza. Una voce che percuote le fondamenta del mondo e pone interrogativi esistenziali sugli equilibri geopolitici della terra. “Slava Ukraini”, cioè “Gloria all’ Ucraina”, è il titolo di questa nuova rubrica che cerca di raccontare, con parole e immagini, la storia della guerra che ha fatto tremare l’Europa. Questo progetto di graphic journalism si propone di calare gli occhi sul campo di battaglia e raccontare gli sviluppi del conflitto mese dopo mese, raccontando il cammino di resistenza di un popolo e di una nazione intera. Leggi gli altri numeri qui

[disclaimer] Le opinioni espresse in questo articolo sono personali di chi scrive e non sono da intendersi come posizione maggioritaria o ufficiale dei Giovani Democratici

C’è un uomo disteso sulla pianura, all’ombra di un albero. Fuma una sigaretta, le poche scorte della giornata, e osserva sornione una fotografia. L’uomo è un soldato ucraino. Lo si capisce dallo Tryzub, in ucraino “il tridente”, cucito sulla sinistra del suo petto, sopra la divisa da soldato. Quel simbolo, già stemma dei principi Rjiurikidi e della Rus di Kiev, si presenta sulla divisa dell’uomo portando con se tutta la sua storia. Un tridente dorato che si illumina nel verde mimetico della giacca da combattimento. Attorno alle tre punte e su tutto il vestito, le macchie di sangue che fuoriesce dalle varie ferite. L’immagine che ha l’uomo in mano è una sua foto in compagnia di una giovane donna. No, non è sua moglie. L’uomo nella foto indossa le vesti da battaglia. La donna è una reporter di guerra italiana, che aveva casualmente incontrato e parlato con l’uomo e altri soldati qualche giorno prima. Erano mesi che quegli uomini non incontravano una persona del  sesso opposto. L’unica donna di cui sentono parlare dal febbraio 2022 ad oggi è una presenza femminile molto più astratta e ingombrante, e che risponde al nome di patria. Così, per quel giovane uomo non c’era possibilità di perdersi quell’occasione così reale di farsi immortalare in compagnia di una donna vera. Osserva quell’immagine ogni tanto per ricordarsi che, anche sotto le bombe, si può essere talvolta toccati dalla fortuna.

Il racconto qui portato non è frutto della fantasia di chi scrive, ma è un episodio realmente accaduto e documentato dalla bravissima reporter di guerra e analista geopolitica Greta Cristini, la donna protagonista della fotografia, e descritto all’interno del suo libro Geopolitica. Capire il mondo in guerra.

Quando si cerca di fare analisi geopolitca bisogna avere la capacità, e l’umiltà, di spogliarsi per un momento dei propri panni e cercare di infilarsi in quelli dei protagonisti della storia di cui si parla. Cercare di capire come gli ucraini vivono la loro resistenza, e come i russi invece rivendichino le loro ragioni di supremazia. La vicenda del conflitto russo-ucraino  non racconta solamente di due eserciti in competizione per dei territori. La storia della guerra in Ucraina mette in contrapposizione due visioni opposte di mondo. Una visione liberal-democratica, rappresentata da noi occidentali e che vede gli Stati uniti come potenza dominante, e una visione classicamente imperialista. Ovvero quella rappresentata in questo caso dalla Russia. La Russia, infatti, come un vero stato che percepisce se stesso come una forza moralmente egemone, si sente in dover di attaccare il cuore dell’Europa e presentare all’altra faccia del  mondo la sua stazza e le sue pretese. E l’Ucraina invece? Questo paese vive come in una dimensione lontana. Alle prese con un conflitto in corso sul proprio territorio, il popolo ucraino scopre la sua vocazione di nazione libera, non ancora perfetta nei suoi apparati e nelle sue strutture ma desiderosa di voler essere parte di quel mondo libero e democratico che è stato brutalmente attaccato. Il popolo ucraino vive così sulla sua pelle un tempo fatto di scoperte di se stessi, della propria capacità di resistere e della propria identità di nazione. Un tempo che a noi occidentali sembra così lento e lontano, ma che per loro è fatto di frenesia ed eccitazione.

 

Proprio per queste due visioni di mondo così lontane e stridenti fra di loro che fino ad adesso, dal 24 febbraio 2022 ( giorno inizio della guerra) ad oggi, le due controparti principali del conflitto non hanno mai trovato soluzioni accettabili per entrambi per sedersi a un tavolo e cominciare un negoziato. Per farlo la Russia  mette sul piatto delle trattative delle proposte che sono inaccettabili al momento per il popolo ucraino. Putin, infatti, pone come condizione il mantenimento dei territori ucraini fin’ ora conquistati e l’assoluta neutralità dal punto di vista internazionale da parte dell’Ucraina. In poche parole, l’Ucraina fuori dall’Unione Europea e soprattutto fuori dall’alleanza atlantica. D’altra parte, gli ucraini  chiedono ostinatamente supporti militari ai propri alleati. La nazione guidata da Volodymyr Zelensky, infatti,  manifesta il proprio orgoglio nazionalista  e la sua tenacia nel voler riprendere possesso dei territori ucraini ora in mano ai russi. Ma come sta andando la guerra sul campo di battaglia? Nel corso dell’ultimo mese le forze armate ucraine hanno guadagnato in maniera contenuta territori lungo tutte le direzioni. E’ utile riportare qui, al fine di capire realmente come stanno le cose, le parole del capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny, il quale ha dichiarato che probabilmente non ci saranno sfondamenti nella controffensiva ucraina, e che la situazione di stallo che ha raggiunto in questo momento il conflitto porterà le forze ucraine a trincerarsi in vista dell’inverno. In poche parole, la controffensiva degli ucraini si chiude molto probabilmente senza aver raggiunto nessuno degli obiettivi agognati da Zelensky la scorsa estate nei primi momenti di frenesia della controffensiva. È vero, Kiev ha guadagnato dei territori nella regioni meridionali ucraine, nei dintorni di Bakhmut e sulla riva occidentale del fiume Dnipro, ma non è riuscita nell’impresa più importante, ovvero la riconquista delle città chiave di Tokmak e Melitopol.

La presa di queste due città, infatti, sarebbe stata necessaria a tagliare il collegamento di terra tra russia e crimea. Analizzando dettagliatamente le notizie che arrivano dal campo di battaglia si può percepire la fatica degli ucraini nell’impresa di riprendersi i propri territori. Una fatica accentuata anche da un continuo avanzamento dei russi sul territorio. Nel corso dell’ultimo mese, infatti, le forze di mosca sono tornate a spingere verso le città di Kupyansk (oblast di Kharkiv) e della strategica Avdiivka ( oblast di Donetsk). C’è anche da sottolineare come la Russia, nelle operazioni militari per prendersi queste due città abbia perso decine di veicoli e moltissimi uomini. Insomma, anche l’orso russo si muove con fatica in questa vicenda, nonostante aiuti importanti che sono arrivati in suo soccorso da suoi alleati. È infatti di pochi giorni fa la notizia che le autorità della Corea del Sud hanno confermato che le forze russe avrebbero ricevuto un milione di proiettili di artiglieria dalla Corea del Nord. La notizia dell’ arrivo di container nordcoreani in Russia sembrerebbe anche  accertata  dalle immagini satellitari osservate dal think-tank britannico Rusi.

Insomma, una situazione di stallo sul campo di battaglia. Da una parte un aggressore che non riesce a sventrare la sua vittima fino in fondo, e dell’altra un aggredito che muove con fatica i suoi passi nel cammino della resistenza. Una situazione che porta i principali alleati dell’Ucraina a valutare le possibilità di  cominciare una trattativa. Una situazione complicata insomma, nella preoccupazione degli ucraini per la stanchezza dei paesi alleati europei e per la distrazione recente degli stati uniti dovuta al ritorno delle fiamme in Medio Oriente. Sarà bene continuare a studiare e ad esaminare le pedine nella scacchiera del conflitto, capire come esse nei prossimi mesi saranno pronte ad affrontare un lungo e faticoso inverno.

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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