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Da decenni si discute di riformare la Costituzione per risolvere il problema dell’instabilità dei governi e della lentezza per l’approvazione delle leggi. Alcune forze politiche propongo di cambiare il sistema di governo, altre di riformarlo e altre ancora di non cambiare la Costituzione. Qual è quindi la soluzione migliore? Vediamolo. Leggi gli altri articoli di RiCostituzione qui.

Per concludere questa rubrica, abbiamo intervistato Lia Quartapelle, deputata PD.

a cura di Michelangelo Colombo


GD: Quali sono le sue proposte sull’attuale proposta di riforma del Governo?

LQ: L’attuale proposta del Governo non è una reale proposta. Le nostre proposte nel corso degli anni sono sempre partite da un’idea dei problemi della democrazia e delle istituzioni italiane. La proposta del governo non è né equilibrata né bilanciata ed è la classica cosa che così com’è non vedrà la luce.

GD: Guardano alla proposta che aveva fatto Giorgia Meloni nella precedente legislatura, ci si sarebbe aspettato che avrebbe fatto una proposta simile. Invece è venuto fuori un testo che dà la sensazione che abbia dovuto cedere qualcosa agli altri due principali alleati. 

LQ: E’ esattamente così. Non bisogna escludere che nel pacchetto di riforme presentato dal Governo, oltre a quella del “premierato”, ci sono  anche quella dell’autonomia differenziata e quella della Giustizia. Togliendo quest’ultima, le prime due non stanno molto insieme. 

Una forma di elezione diretta del Presidente del Consiglio non è dà rifiutare in assoluto. Noi dovremmo ragionare su come – se dai maggiori poteri all’esecutivo – dare maggiori poteri di controllo al Parlamento, e dai maggiori poteri di controllo sui parlamentari ai cittadini. E’ evidente che il nostro sistema  non è stato efficiente in termini di decisioni e di stabilità. Ci deve però domandare se il nostro paese sia un paese che accetterebbe quel tipo di efficienza decisionale, perché l’impressione che ho io tante volte è che meno i Governi decidono, più sono longevi; più decidono, più generano antipatia e ad un certo punto ci si stufa e li si manda a casa. 

GD: Questo accade spesso quando sono Governi di coalizione, molto variegati, dove tutti vogliono decidere. Quando il partito di maggioranza della coalizione vuole imporre la sua decisione sugli alleati, ecco che il Governo cade. 

LQ: Si, però se si ragiona sulla possibilità di elezione diretta bisogna ragionare seriamente sui poteri del Parlamento e sulla sua rappresentatività, che è l’elemento di debolezza del sistema politico italiano. Ovviamente il Parlamento non deve assumere un atteggiamento capace di eclissare sul Governo. Nondimeno, oggi  il Parlamento nei fatti ha molto meno potere e assume un ruolo centrale solo nelle crisi di Governo. E’ un sistema che lentamente muore.  Il vero problema in Italia è che è aumentata la produzione legislativa governativa e non c’è altrettanta produzione legislativa di iniziativa parlamentare. In questa legislatura, che non è neanche a metà, abbiamo approvato poche leggi di iniziativa parlamentare e molti di più decreti del Governo. Questa legislatura è devastante.

GD: Spesso su questi decreti legge viene posta la fiducia, che si traduce quindi in una forma di ricatto perché se tu non lo approvi cade il Governo. Ecco perché molti hanno pensato di adottare il modello semipresidenziale. Con l’elezione diretta del capo dello Stato con poteri esecutivi, ci sarebbe un ribilanciamento dei poteri e non più questo rapporto tra Governo e Parlamento. 

LQ: E’ chiaro che chi sia eletto direttamente, conta di più. Il Presidente della Repubblica francese ha un ruolo molto più centrale rispetto al Parlamento nel sistema politico in Francia. 

GD: Sulla tema della rappresentatività in Parlamento il PD aveva sostenuto di adottare il sistema elettorale maggioritario a doppio turno, dove i cittadini possono fare una scelta di cuore all’inizio votando per il proprio candidato preferito e poi, in un eventuale secondo turno tra i due candidati più votati. 

LQ: Si, tendi a votare il candidato che ti dispiace di meno,  facendo in modo che la scelta più radicale – che genera maggiore opposizione – venga esclusa. E’ evidente però che in tutti i paesi democratici, a prescindere dal sistema elettorale adottato, sta avvenendo una polarizzazione nella politica.

GD: Il maggioritario, rispetto al proporzionale, ha il vantaggio che ha un rapporto diretto tra elettore ed eletto. 

LQ: Anche il proporzionale puo’ averlo con le preferenze. Io penso che il problema principale oggi della qualità della politica e delle decisioni derivano da una scarsa rappresentatività del Parlamento. Di fatto il sistema elettorale attuale incoraggia la personalizzazione della politica e il collasso sul leader: un partito come quello della Lega, che nonostante i suoi alti e bassi, dal 4% al 18% al 30%, per poi tornare al 9%, non licenzia il suo leader; questo un po’ per decisioni interne un po’ perché tutti i parlamentari sono scelti da Salvini. Il nostro sistema è talmente incastrato che destra e sinistra litigano su tutto tranne che ad esempio sul terzo mandato dei presidenti di regione e dei sindaci. Un presidente già eletto due volte è in vantaggio rispetto a un underdog. E’ importante tenere conto che dopo un certo numero di anni debba accadere un ricambio generazionale della politica, anche all’interno dei partiti stessi. 

GD: il PD aveva presentato una legge per obbligare i partiti a tenere delle elezioni primarie per la scelta dei candidati in Parlamento.

LQ: Qualsiasi cosa sia va fatta. Ora ho visto che ha preso piede questa cosa delle preferenze.

GD: Il PD invece ha un’idea di quando presenterà la sua contrapposta rispetto alla riforma del Governo?

LQ: Secondo me il partito dovrebbe dotarsi di una propria controposta e credo che si stia andando verso il modello tedesco. Per quello che mi riguarda noi deputati del PD dovremmo chiedere alla Meloni di prendere un impegno sulla legge elettorale. Noi non voteremo il premierato della Meloni, è chiaro, ma vorremmo chiedere una ordinata discussione parlamentare sulla legge elettorale che restituisca ai cittadini il potere di decidere. Se i cittadini scegliessero la proposta del Governo, non starebbero realmente scegliendo perché la proposta arriva dall’alto, e quindi non avrebbero potuto scegliere un bel niente. Questo deve essere invertito. 

GD: La ringraziamo per la bella chiacchierata.

Quartapelle: Grazie a voi!

 

Redazione GD

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